!! A T T E N Z I O N E !!a causa di un problema tecnico non possiamo ricevere le vostre mail ci scusiamo per il disagio, risolveremo il problema al più presto

LO SPORT PIU' BELLO DEL MONDO

In tempi di doping, taciti accordi, violenza, offese che puzzano di razzismo, il pallone che vogliamo accarezzare è quello della memoria, dei giocatori che anche per una sola partita ci regalano un sorriso, una speranza, un motivo per essere contenti, per coltivare la nostra ingenuità. Perché ci resta sempre, in fondo all'anima, quel lembo di prato verde che ci vede protagonisti di un gesto di serie A, proprio identico a quello di uno dei nostri beniamini (...). E dopo a casa ad aspettare la Domenica Sportiva di Enzo Tortora, Lello Bersani o Tito Stagno.

La storia del calcio è un triste viaggio dal piacere al dovere. A mano a mano che lo sport si è fatto industria, è andato perdendo la bellezza che nasce dall'allegria di giocare per giocare. In questo mondo di fine secolo, il calcio professionistico condanna ciò che è inutile, ed è inutile ciò che non rende. E a nessuno porta guadagno quella follia che rende l'uomo bambino per un attimo, lo fa giocare come gioca il bambino con il palloncino o come gioca il gatto con il gomitolo di lana: ballerino che danza con una palla leggera come il palloncino che se ne va per l'aria e come il gomitolo che rotola, giocando senza sapere di giocare, senza motivo, senza orologio e senza giudice.

Il gioco si è trasformato in spettacolo, con molti protagonisti e pochi spettatori, calcio da guardare, e lo spettacolo si è trasformato in uno degli affari più lucrosi del mondo, che non si organizza per giocare ma per impedire che si giochi.

Il calcio può essere una follia, un affare volgare, una fabbrica di inganni. Il calcio può essere tutto questo, ma anche molto più di questo come festa degli occhi che la guardano e come allegria del corpo che lo gioca.

Il calcio professionistico fa tutto il possibile per castrare questa energia di felicità, ma lei sopravvive malgrado tutto. E forse per questo capita che il calcio non riesca a smettere di essere meraviglioso.

Nel calcio, come in tutte le altre attività, sono molto più numerosi i consumatori che i creatori. Il cemento ha ricoperto i campi e gli spiazzi dove ognuno poteva organizzare una partitella di pallone in qualsiasi momento e il lavoro ha divorato il tempo per il gioco. La maggior parte della gente non gioca ma guarda gli altri giocare, dal televisore o dalla tribuna, sempre più lontana dal campo di gioco. Il calcio è diventato, come il carnevale, spettacolo per le masse. Ma come nel carnevale ci sono quelli che si lanciano a ballare per strada oltre a contemplare gli artisti che cantano e ballano, anche nel calcio non mancano gli spettatori che di tanto in tanto diventano protagonisti, per pura allegria, oltre a guardare e ammirare i giocatori professionisti. E non solo i ragazzini: in qualche modo, per quanto possano essere lontani i campi più abbordabili, gli amici del quartiere, i compagni di fabbrica, dell'ufficio o della facoltà si danno ancora da fare per divertirsi col pallone fino a quando cadono sfiniti, e allora vinti e vincitori bevono insieme, fumano, e condividono una bella scorpacciata, insomma, quei piaceri che agli sportivi professionisti sono proibiti.

Bisognerebbe portare il calcio, inteso come fenomeno culturale, nelle scuole. Il calcio dei poeti, dei campioni, dei narratori. Il calcio che ci regala ancora sogni, che ci porta a correre a perdifiato dietro un pallone, e non importa l'età, le fatiche le delusioni. Ci siamo noi e quella palla, in un barbaglio di giovinezza.

Un mosaico liberamente composto con magnifiche tessere di Eduardo Galeano e Darwin Pastorin, due grandi scrittori di calcio.
Progettazione e Realizzazione .:] Mr. Wolf [:. Per scrivere al sito premi qui