1° Edizione - Torneo di Calcio a 8 - Roma, 28 settembre 2004

MARADONA - un "Maestro ispiratore dei sognatori" (*)

Può essere cattivo un genio, un miracolo che corre, un dio del pallone, uno che segna un gol come il secondo contro l'Inghilterra al Mondiale del 1986? Lì è la magia del football. La sua bellezza. La sua allegria. Li non c'erano schemi o alchimie tattiche. C'erano soltanto un asso e il pallone. C'erano le radici dello sport più bello e affascinante.

Era già accaduto nel 1973. Si misuravano le formazioni dei ragazzi dell'Argentinos Junior e del River Plate a Buenos Aires. Il numero 10 dell'Argentinos ricevette il pallone dal suo portiere, scartò il centravanti del River e iniziò la sua corsa. Vari giocatori gli si fecero incontro. A uno fece passare il pallone di lato, all'altro tra le gambe, l'altro ancora lo ingannò di tacco. poi, senza fermarsi, lasciò paralizzati i terzini e il portiere caduto a terra e camminò con il pallone ai piedi fin dentro la porta avversaria. In mezzo al campo erano rimasti sette ragazzini fritti e quattro che non riuscivano a chiudere la bocca. Diego Armando Maradona aveva dodici anni e aveva appena segnato quel gol incredibile.

A Napoli, Maradona fu Santa Maradona e San Gennaro divenne San Gennarmando. Si vendevano casse da morto per i club del nord dell'Italia e bottigliette con le lacrime di Silvio Berlusconi. Grazie a Maradona il sud oscuro era riuscito, infine, a umiliare il nord luminoso che lo disprezzava. Coppa dopo coppa, negli stadi italiani ed europei, la squadra del Napoli vinceva, ed ogni gol era una profanazione dell'ordine costituito e una rivincita sulla storia. A Milano odiavano il colpevole di questo affronto commesso dai poveri che non stavano più al loro posto, lo chiamavo il prosciutto con i riccioli. E non solo a Milano.

Quando esplose in tutta la sua irruenza lo scandalo della cocaina, Maradona divenne immediatamente Maracoca, un delinquente che si era fatto passare per eroe. Più tardi, a Buenos Aires, la televisione trasmise il secondo regolamento di conti: arresto dal vivo e in diretta. All'ora della caduta, el Pibe de oro (il Bambino d'oro) non fu altro che un commediante cocainomane e puttaniere. Maradona aveva tradito i bambini e disonorato lo sport. Lo diedero per morto.

Ma il cadavere si sollevò con un balzo. Espiata la condanna della cocaina, Maradona fu il pompiere della nazionale Argentina che stava bruciando le sue ultime possibilità di arrivare al Mondiale del 1994. Grazie a Maradona ci arrivò. E nel Mondiale Maradona tornava ad essere, come ai vecchi tempi, il migliore di tutti.

Giocò, vinse, pisciò, fu sconfitto. L'analisi rivelò la presenza di efredina e Maradona concluse in malo modo il suo Mondiale del 1994. Ci fu stupore, scandalo. I tuoni della condanna morale assordarono il mondo intero. In fin dei conti giudicarlo era facile, ed era facile condannarlo, ma non risultava altrettanto facile dimenticare che Maradona continuava a commettere, da molti anni, il peccato di essere il migliore.

Il piacere di abbattere gli idoli è direttamente proporzionale alla necessità di averli. La macchina del potere gliel'aveva giurata. Gli stessi giornalisti che lo assediavano con i microfoni gli rimproverano la sua arroganza e i suoi scoppi d'ira, e lo accusano di parlare troppo. Quando Maradona fu espulso dal Mondiale del 1994, i campi di calcio persero il loro ribelle più clamoroso. E persero pure un giocatore fantastico.

Nelle nebbie della droga, nelle maglie della mafia, denunciato, accusato, processato, espulso, castigato, messo alla berlina, oggetto di rabbia e disprezzo, piatto pronto per gli sciacalli della stampa, per l'orgasmo degli invidiosi: coloro che, pieni di rancore, non perdonano i grandi, ne chiedono la testa, decretando la fine del povero pibe accecato dalla gloria e da essa consumato.

Intorno a Diego Armando Maradona, alla sua gloria e al suo crepuscolo, si sono consumati fiumi di inchiostro, la verità e le menzogne della televisione, dibattiti, tesi di laurea, trattati di psicologia e antropologia, commedie, avanspettacolo.

I gol, le vittorie, la cocaina, le fughe, i ritorni, le risate, i pianti, le squalifiche, l'addio.

Non esisterà mai più, nei secoli dei secoli, un altro come lui. Ha fatto dell'imperfezione la perfezione. Piccolo, gonfio, dedito ad albe stanche, svolgiate e sbagliate, vittima di falsi amici e dalla volontà di andare oltre ogni regola. Maradona ha trasformato un semplicissimo pallone di cuoio in uno scrigno di bellezza. Non esistevano limiti, per lui: segnava da centrocampo, da terra, con le spalle alla porta, con gli occhi chiusi, di tacco e anche di mano.

Nel calcio frigido di fine secolo, che esige di vincere e proibisce di godere, quest'uomo è uno dei pochi a dimostrare che la fantasia può anche essere efficace. Ha giocato per la gente, per sentire l'urlo della folla, e soltanto in seconda istanza per la ricchezza, gli sponsor, la fama. Sorprendeva, soprattutto, il suo sorriso, a girasole. Un sorriso che pareva un cancello spalancato su un giardino di rivincite, di un destino che non poteva che essere sereno. Gianni Brera lo chiamava "divino aborto", un ossimoro per tenere insieme l'abilità incredibile nelle giocate e il fisico imperfetto. Ma non si tratta di un aborto: piuttosto di un bambino. Un bambino che gioca a palla come un mago.
Un bambino. Cattivo come possono essere soltanto i bambini.

In un mondo perfetto, il calcio è un prato verde con tantissima gente intorno, nessuna interruzione pubblicitaria, nessun diritto televisivo, nessuna moneta di nessun Paese, e un bambino con il numero 10 sulle spalle, a incantare.

Come a Napoli qualcuno ha detto:Maradona aveva due facce: il calciatore e l'uomo. La faccia dell'uomo esagerava al negativo eppure noi lo vogliamo bene dalla testa ai sopratutto piedi.

Questo Maradona-Rap è stato composto trafugando a piene mani ma affettuosamente dai seguenti libri che parlano, almeno in parte, del maestro ispiratore dei sognatori

[Cipriano Algore - D.A. Maradona Fango, oro e polvere - Bevvino editore - 2004 - PP 94]
[Darwin Pastorin - Tempi Supplementari - Feltrinelli - Aprile 2002 - PP 142 - euro 6,50]
[Darwin Pastorin - Lettera a mio figlio sul calcio - Mondadori - Novembre 2002 - PP 126 - euro 7,80]
[Marcello D'Orta - Maradona è meglio 'e Pelè - Limina - Febbraio 2002 - PP 104 euto 14,00]
[Eduardo Galeano - Splendori e miserie del gioco del calcio - Sperling & Kupfer - 1997 - PP 252 - euro 11,50]

che i maestri scrittori possano perdonare la nostra audacia.

(*) l'Università di Oxford l'ha insignito di un riconoscimento in qualità di "Maestro ispiratore dei sognatori".

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